La sindrome di Munchausen
Nella vasta schiera dei disturbi psicologici la sindrome di Munchausen è sicuramente una delle più pericolose e difficili da individuare. È raro che le persone che rientrano nel quadro clinico di questa sindrome arrivino a contattare uno psicoterapeuta.
Cosa è la sindrome di Munchausen?
Ci sono due tipologie di questa sindrome:
- nella sindrome di Munchausen “vera e propria” la persona si provoca una serie di sintomi fisici, cercando poi aiuto nei vari ospedali, senza però dire di aver fatto tutto da sola
- nella sindrome di Munchausen per procura, ancora più pericolosa, una madre procura o falsifica alcuni sintomi fisici nel proprio figlio, cercando aiuto negli ospedali, anche in questo caso omettendo di essere la responsabile dei “malanni” del figlio
Può sembrare una sindrome molto rara, ma gli studi riferiscono che nei soli Stati Uniti d’America è responsabile di 360.000 ricoveri ospedalieri ogni anno. Il quadro è particolarmente preoccupante perché queste persone spesso arrivano a procurarsi dei danni irreversibili, e se immaginiamo che lo possono fare anche nei confronti dei figli è facile comprendere la gravità del disturbo. È possibile che queste persone si somministrino sostanze dannose, che hanno come conseguenza dei quadri clinici desueti, portando alla confusione nei medici e negli psicologi che li prendono in cura. Non è inoltre raro che subiscano interventi chirurgici assolutamente non necessari.
La motivazione di queste condotte è quella di attirare l’attenzione e ricevere cure, ma, come detto, il fatto che si originino dei sintomi “strani” rende arduo il compito di chi dovrebbe prestare l’attenzione che tanto cercano queste persone. Spesso sono presenti gravi abusi nella loro storia.
Un recente libro, scritto a due mani da uno psicoterapeuta e dalla propria paziente, raccontalo svolgersi della psicoterapia che ha consentito alla paziente, dopo un primo periodo di lavoro, di “confessare” al terapeuta come fosse lei stessa ad auto indursi i sintomi che i medici non comprendevano.
La chiave del successo, racconta il terapeuta, è consistita nella sua decisione di aumentare la frequenza delle sedute e intrattenere frequenti telefonate tra una seduta all’altra. In breve, di prestare un’attenzione maggiore al bisogno della donna. Fu questa aumentata disponibilità da parte dello psicoterapeuta che le permise di sviluppare una fiducia tale da consentirle di far emergere i veri motivi della sua condotta.Condividi
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